h1

Che fine ha fatto Massimo Tartaglia?

dicembre 13, 2010

È passato un anno esatto da quell’ormai lontano 13 dicembre 2009, giorno in cui il Presidente del Consiglio subì un attentato a Milano, in Piazza Duomo, da parte di uno squilibrato che risponde al nome di Massimo Tartaglia.

Ripercorriamo brevemente gli eventi di quella sera.

Domenica, 13 dicembre 2009. Silvio Berlusconi è a Milano in occasione delle cerimonia di avvio del tesseramento al PdL. Dopo il comizio sul palco, sul retro del Duomo, il Presidente del Consiglio si reca, come suo solito, vicino ai proprio sostenitori, gente comune che cerca solo un contatto o una stretta di mano con lui. In questo frangente il cordone di sicurezza della scorta di Berlusconi comprensibilmente si sfalda, dando la possibilità a Tartaglia, presente tra la folla, di compiere il suo folle gesto. Una statuetta in miniatura della Cattedrale milanese. È questo che colpisce Silvio Berlusconi in pieno volto, procurandogli la frattura del naso, il danneggiamento di due denti e la rottura di un labbro. Negli istanti immediatamente a seguire, come testimoniano varie immagini televisive e amatoriali, l’aggressore viene placcato da diversi esponenti delle Forze dell’ordine in borghese e in divisa, mentre Silvio Berlusconi viene subito trasportato all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove rimarrà per i successivi quattro giorni.

Da quel giorno le notizie su Massimo Tartaglia sono state frammentarie o addirittura quasi inesistenti. Pertanto ora ci viene da chiedere: ma che fine ha fatto Tartaglia?
Di seguito ripercorriamo insieme le date salienti di questa vicenda:

  • 13 dicembre 2009 – Berlusconi viene aggredito a Milano da Massimo Tartaglia.
  • 16 dicembre 2009 – Dopo le canoniche 72 ore di fermo, il GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) di Milano, Cristina Di Censo, convalida l’arresto di Massimo Tartaglia.
  • 19 gennaio 2010 – Massimo Tartaglia viene trasferito dal carcere di San Vittore al reparto di psichiatria dell’Ospedale San Carlo di Milano.
  • 1 febbraio 2010 – Il GIP di Milano, Cristina Di Censo, dispone che Massimo Tartaglia vada agli arresti domiciliari in una comunità.
  • 11 marzo 2010 – Massimo Tartaglia chiede il rito abbreviato.
  • 22 aprile 2010 – Il GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) di Milano, Luisa Savoia, dispone una perizia psichiatrica su Massimo Tartaglia.
  • 25 giugno 2010 – Massimo Tartaglia viene giudicato incapace di intendere e di volere.

Tutte queste peripezie giudiziarie ci portano alla data del 29 giugno 2010, giorno in cui il GUP di Milano, Luisa Savoia, assolve Massimo Tartaglia perché non imputabile in quanto incapace di intendere e di volere. Inoltre viene disposto come misura di sicurezza che Tartaglia resti in libertà vigilata per un anno in una comunità di recupero.

Le accuse che erano state avanzate nei confronti dell’uomo erano di aggressione a pubblico ufficiale con l’aggravante della premeditazione. Accuse certamente pesanti, che gli potevano costare parecchio.

Art. 338, comma 1:

Chiunque usa violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso o ad una qualsiasi pubblica autorità costituita in collegio, per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni.

A questi è necessario aggiungere l’aggravante della premeditazione. Ebbene, per la premeditazione il codice penale prevede che l’aumento della pena sia pari alla metà della condanna. Facendo un po’ di matematica abbiamo un minimo di condanna ad un anno e mezzo (1+0,5) ed un massimo di reclusione che arriva addirittura a dieci anni e mezzo (7+3,5).

Ovviamente però siamo in Italia, pertanto, com’è di prassi ormai, la pena inflitta è stata la minima (un anno e mezzo), comprensiva delle attenuanti generali (Tartaglia era incensurato) e dell’incapacità di intendere e di volere dell’imputato.

Pertanto Massimo Tartaglia non ha scontato nemmeno un giorno di reclusione per l’aggressione al Presidente del Consiglio. Niente male, considerato che per certi reati sicuramente molto meno gravi si possono aver problemi e pene ben maggiori.

Se questa è giustizia…

Anzi, per dirla tutta, non se la passa per niente male! Basti pensare che nel giro di pochi mesi Tartaglia è ingrassato di ben dieci chili (dati di luglio), diventando un uomo particolarmente “massiccio”, se così vogliamo dire.

Le conclusioni che si possono facilmente trarre da questa vicenda sono le seguenti:

  • Massimo Tartaglia ci ha solo guadagnato dal suo folle gesto: vive a spese dello Stato e mangia come non mai. Non sembra affatto provato;
  • L’attentato contro il Presidente del Consiglio è una cosa da nulla qui in Italia. Se avesse rubato quella statuetta da 6€ probabilmente Tartaglia avrebbe avuto più grane;
  • La giustizia italiana tutela più i criminali che i cittadini che fanno un minimo sgarro.

 

Massimo Tartaglia in una foto tratta da "Oggi" del 13 luglio 2010

Una statuetta del Duomo di Milano, simile a quella che colpì Silvio Berlusconi al volto il 13 dicembre 2009

Lascia un commento